Ciao,
Innanzi tutto vorrei avvertire che le informazioni che seguono potrebbero rivelarsi imprecise o non più valide, perché le normative in questo campo variano continuamente. Alcune, poi, sono espresse sommariamente, a volte per non dilungarsi troppo, a volte perché neanche io conosco a fondo taluni aspetti. Sono però tutte informazioni raccolte con serietà qualche mese fa, quando anch’io ero interessato ad un impianto, e credo siano ancora molto valide a scopo orientativo in un campo così complesso.
Per questo solo motivo ho creduto bene di condividerle e di aggiungerle alle valide cose che sono già state dette da tutti.
Per quello che ne so io, come ti è già stato giustamente ricordato, i permessi variano a seconda del tipo di impianto (minieolico o no, pale verticali o no ecc.), dell'altezza alla quale viene installato, della sua potenza e della presenza di vincoli paesaggistici o di altro tipo (ambientali o di sicurezza). A volte possono essere anche abbastanza complicati da ottenere, ma, per un impianto piccolo come il tuo, le cose dovrebbero rimanere in un ambito di relativa facilità.
Una cosa che vorrei aggiungere è che la legge non permette l'autoconsumo diretto dell'energia prodotta (a meno che, per motivi particolari, non si sia ad una determinata e notevole distanza dalla rete, e solo dietro speciali autorizzazioni). In parole povere, quello che puoi fare si limita a dare la tua energia alla rete e poi ricomprartela. Quindi, non la puoi accumulare in batterie ed usarla per te. Tutta l'energia prodotta deve essere immessa obbligatoriamente nella rete, e ti verrà pagata al prezzo corrente dell’energia elettrica, stabilito da una specie di “borsa” dell’energia (un po’ come avviene anche con le materie prime). Attenzione però: contrariamente a ciò che si può credere, questo prezzo è molto inferiore a quello che viene pagato da noi tutti per acquistare energia, e cioè meno della metà (attualmente credo 10-12 centesimi kw/h). A ciò devono essere tuttavia aggiunti i famosi incentivi. Sono solo questi ultimi che attualmente rendono remunerativa la produzione di elettricità sfruttando le energie alternative. In effetti, il costo degli impianti è ancora tale da rendere antieconomica una produzione senza incentivi. Allo stato attuale delle cose, quindi, ci guadagnano solo i possessori degli impianti e non la comunità in generale. Infatti, tutti noi a questo fine paghiamo sulle nostre bollette una quota destinata a formare le casse del GSE, che è l’ente preposto all’erogazione degli incentivi. Detto questo, una volta realizzato il tuo impianto, hai due scelte per immettere l’energia in rete e venderla: la vendita diretta oppure quello che viene chiamato scambio sul posto. La vendita diretta consiste semplicemente nel vendere energia, in una quantità non necessariamente commisurata al tuo consumo. A questo punto per te non sarebbe altro che una fonte di reddito in più, da usare per quello che vuoi: poterci pagare la solita bolletta o molto di più dipenderà da te e dalla grandezza dell’impianto. In genere, però, è una modalità conveniente solo per impianti grandi (e di complicata realizzazione tecnica e burocratica). Non credo perciò che sia quello che vuoi realizzare.
Lo scambio sul posto, invece, è ciò che più si avvicina al concetto di autoproduzione. Con questa modalità è importante tuttavia commisurare il più precisamente possibile la produzione dell’ impianto (che dovrà comunque essere sempre immessa nella rete pubblica) alle nostre reali necessità di energia. Gli incentivi, infatti, ci saranno pagati solo sulla quantità di energia che preleveremo dalla rete per i nostri bisogni, fino ad un massimo pari a quella da noi prodotta. Quindi, se ne preleveremo più, ci toccherà pagare per quel surplus di energia che useremo e che non produciamo. Se ne useremo di meno, invece, l’energia in più che rimarrà a disposizione della rete ci sarà pagata al prezzo puro dell’energia che, come abbiamo detto, non è conveniente. Se poi ciò ci accadrà regolarmente, vorrà dire che avremo costruito (e staremo pagando) un impianto sovradimensionato, il quale, par la parte eccedente al nostro fabbisogno, lavorerà in perdita. Quindi, anche in questo caso, soldi sprecati. Perciò, attenzione a centrare bene il proprio impianto!
Come ho detto prima, un impianto piccolo e destinato ad un’abitazione privata non dovrebbe andare incontro a difficoltà che potrebbero trovare impianti più grandi, come la lontananza da cabine di tensione adeguata, rete già satura, tempi dell’enel per l’allacciamento finale alla rete - importanti per attingere agli incentivi – non adeguati, molteplici autorizzazioni di comuni e provincie, ecc. Ti raccomando comunque caldamente di informarti molto bene presso il comune e l’enel, e soprattutto di affidarti ad una ditta di provata serietà e onestà. Sarà quest’ultima, infatti, a seguire l’iter burocratico insieme ad un eventuale professionista locale di tua fiducia, e a doverti realizzare un impianto a regola d’arte, ad un prezzo giusto e nei tempi giusti. Solo così il tutto risulterà conveniente.
Ciao e in bocca al lupo per la tua nuova casa,
Jason